Il TIRO AL DRONE diventa disciplina sportiva

Il TIRO AL DRONE si evolve ed ambisce alla disciplina sportiva. Coinvolti studenti di vari indirizzi per la realizzazione di questa iniziativa multi-disciplinare molto apprezzata dai tiratori.

Nel lontano dicembre 2016 il prof. Filippo Scaglione dell’IISS Galileo Ferraris di Acireale, avendo già sperimentato con successo i primi voli stabili di multi rotori progettati e costruiti partendo da zero, faceva appassionare i propri studenti al mondo dei droni grazie ai quali essi potevano approfondire la conoscenza della lingua inglese (gran parte della documentazione tecnica è scritta in inglese) così come l’elettronica e l’informatica. Non ultimo, ci si poteva anche divertire in modo inusuale: fare a tiro a segno usando armi softair.

Sei mesi dopo, avendo affinato le tecniche di volo in modalità acrobatica e perfezionato sia la struttura portante che l’elettronica del drone, ci si avventurò a testare i velivoli sotto il fuoco delle armi vere (sovrapposti da tiro con munizioni a pallini) grazie alla collaborazione del Presidente del Poligono di tiro Etna Shooting Club di Sigonella Dott. Carlo Giunta.

L’evento del 6 maggio 2017 svoltosi a Sigonella venne chiamato “Tiro al drone ©”. Data l’evidente soddisfazione mostrata dai tiratori del centro sportivo era ormai chiaro che la nuova attività da poligono era candidata a diventare disciplina sportiva. Occorreva dare inizio alla fase di sperimentazione per capire quale fosse la struttura portante (telaio) che poteva essere costruita con poca spesa, riparata velocemente e spendendo ancora meno, oltre a essere tanto robusta da resistere ai colpi dei tiratori alle diverse distanze e con diverse tipologie di cartucce.

Telaio in compensato di betulla - Scheda di distribuzione XT60

Fino alla seconda edizione del tiro al drone i velivoli erano bersagliati da una mezza dozzina di tiratori che sparavano quasi tutti contemporaneamente. Avendo sperimentato con successo un telaio costituito da una base di compensato di betulla (legno molto duro ma che nel contempo mantiene il drone leggero) con bracci di profilato d’alluminio a sezione quadrata da 1 cm si era pronti alla terza edizione quando venne sperimentata la copertura di vetronite doppia faccia da mezzo millimetro sotto la quale trovavano protezione le parti delicate: centralina, ESC, cavi elettrici.

Corazza di vetronite ramata a protezione di cavi elettrici

Rimanevano esposti soltanto i motori. Fu un successo. Nessuno dei droni colpiti con cartucce 28 gr furono danneggiati gravemente tanto da far “annoiare” molti dei tiratori presenti. Infatti, il bello del tiro al volo è riuscire a provocare qualcosa di molto visibile quando il colpo va a segno. Il prof. Scaglione e il Dott. Giunta vollero quindi organizzare una quarta edizione con l’allettante novità di lasciare libertà di scelta alla grammatura delle cartucce. Per fronteggiare eventuali campioni nazionali e internazionali di tiro al volo era però necessario addestrare bene i piloti del “Racing Drone Team Ferraris”: Simone Grasso, Pietro Patti, Christian Caruso, Francesco Cannavò, Simone Selmi, Samuele De Caro e Luigi Greco.

droni utilizzati nella competizione

La nuova manifestazione viene fissata a sabato 30 marzo 2019. Il “Tiro al drone ©” aveva già fatto il giro dei poligoni dell’isola e oltre, trasformando l’Etna Shooting Club Sigonella in laboratorio di ricerca avanzato (questo poligono è un centro accreditato dove vengono effettuati test balistici su vetri e piastre), attirando ulteriormente l’attenzione degli esperti nel tiro a volo, i quali vedono nella nuova attività una possibile variante al classico tiro al piattello.

A sinistra il Dott. Carlo Giunta Presidente dell’Etna Shooting Club di Sigonella, a destra il prof. Filippo Scaglione, al centro uno dei tiratori partecipanti alla manifestazione, Lorenzo Puglisi

Hanno partecipato all'evento anche gli studenti dell'indirizzo di chimica e biotecnologie i quali, guidati dal loro docente Prof. Mario Di Fazio - Biologo Forense - hanno fatto dei rilevamenti forensi sul luogo, mettendo in atto tecniche di prelievo di bossoli, impronte digitali su armi da fuoco e prelievo di polveri da sparo dai tiratori secondo le nuove metodologie.

Esame forense (tampone) sulla mano del Presidente Dott. Carlo Giunta - Rilevamento delle impronte digitale su arma corta

Prelievo di un bossolo d’arma corta pronto per essere analizzato

Gli studenti dell’indirizzo C.A.T. (Costruzione, Ambiente, Territorio) guidati dal Prof. Sebastiano Caltabiano di Topografia hanno realizzato e sistemato nel campo di tiro una apposita segnaletica con le distanze in metri dalla postazione di tiro: 25, 30 e 35 metri così da delimitare lo spazio aereo idoneo all’ingaggio del drone da parte del tiratore.

Batteria andata letteralmente in fumo. Sullo sfondo la segnaletica con le distanze in metri dalla postazione di tiro

La tecnologia costruttiva dei droni in legno e alluminio dovette però capitolare di fronte ai campioni nazionali e internazionali di tiro al volo invitati e puntualmente presenti, nonostante la preziosa collaborazione del Prof. Antonino Spina e dell’esperto balistico Salvatore Battiato.

Drone abbattuto

A quest'altro drone è andata peggio

Di certo i giovani piloti hanno lottato con coraggio prima di precipitare, uno dietro l’altro, sotto il fuoco micidiale con pallini.

Il 30 marzo si conclude la fase di sperimentazione della robustezza dei droni e dell’abilità dei piloti e si passa alla seconda fase: organizzare le gare vere e proprie aventi una caratteristica peculiare: i tiratori non dovranno più dirigere i colpi contro il drone per colpirlo e abbatterlo, ma avranno come bersaglio il classico piattello fissato al velivolo, protetto con lastrine di vetronite ramata. Al fine di migliorare l’assetto dinamico del velivolo vengono ottimizzati i PID (Proporzionale, Integrale, Derivato) e il “Rate RC” così da rendere il drone quasi “imprendibile”, fino a ritoccare il codice CLI (Command Line Interface).

Foto 1: Regolazione fine dei PID effettuata dal Prof. Maurizio Castro - Foto 2: Da sinistra: studente Gabriele Nicotra, Prof. Vincenzo Cavallaro, Prof.ssa Loredana Marchese e lo studente Giovanni Stassi

Il prof. Scaglione inizia a progettare un drone con un nuovo telaio e dotato di un payload maggiorato in due versioni: un quadricottero con motori 6S (fino a 8 Kg. di spinta) e un esacottero da 6 Kg. di spinta. Abbandonata l’idea di fare penzolare un piattello legato a una corda (a causa dell’eccessivo pendolamento riscontrato) si stabilisce che il bersaglio sarà fissato al telaio del drone. Riguardo alla migliore posizione e modalità di piazzamento del piattello (sopra, sotto, di piatto, di taglio, fissato con elastici o con bullone) molti dei soci del poligono hanno dato il proprio suggerimento; nel corso delle prossime gare verranno provate le diverse combinazioni per stabilire quali di esse è la più semplice ed efficiente.

Il pendolamento del piattello sbilancia il drone

Viene stabilito che le future gare saranno disputate tra due squadre per volta: un tiratore insieme a un pilota contro un altro tiratore che gioca insieme al proprio pilota. Ciascun tiratore dovrà cercare di colpire il drone (o meglio, il piattello) della squadra avversaria. Il tiratore agirà entro un angolo solido meno ampio di quello assegnato al pilota così da ricalcare alcune regole tipiche del tiro dinamico, pratica molto diffusa nei poligoni nazionali: 90 gradi in brandeggio (45 gradi a sinistra e 45 gradi a destra) insieme a 45 gradi in elevazione. 

Grazie a un “tendaggio opaco” il tiratore potrà sparare entro questi limiti oltre i quali potrà soltanto immaginare dove vola il bersaglio manovrato dal pilota il quale disporrà di una zona aerea “sicura” dove fare “dietro front” senza il rischio molto concreto di subire passivamente l’abbattimento del velivolo. Ciascuna missione aerea prevederà dieci “passate” complete seguendo il percorso stabilito in modo imprevedibile dal pilota. Il tiratore dovrà essere molto bravo a intercettare il drone che appare improvvisamente da destra o da sinistra e che in qualunque momento potrà andare giù, su, avanti oppure tornare indietro.

Per soddisfare le esigenze dei diversi tiratori, dai meno esigenti ai più evoluti si è pensato alla creazione di tre diverse categorie di gara:

• Basic. Drone da 250-300 mm (i millimetri indicano la distanza tra due motori diagonalmente opposti) con protezione in vetronite, motori 4S con 4 Kg. di spinta. Il peso del piattello/passeggero renderà il drone poco reattivo, adatto a una fascia di tiratori poco esigenti.
• Advanced. Esacottero da 350-400 mm. con motori 4S (spinta 6 Kg) e protezione in vetronite. Nonostante la presenza del piattello il drone sarà molto reattivo.
• Superior. Drone da 250-300 mm. con motori 6S e spinta massima complessiva pari a 8 Kg. Nessuna protezione prevista. Drone molto scattante, si spara per abbatterlo (non per distruggerlo). Categoria adatta a tiratori molto esigenti e smaliziati.

Il criterio per l’attribuzione dei punteggi, relativamente alla categoria basic, è molto semplice e intuitivo: se il tiratore romperà il piattello durante la prima passata del drone la sua squadra guadagnerà 10 punti; 9 punti se colpirà alla seconda passata, 8 punti alla terza, e così via.

E così via fino ad esaurire dieci piattelli, cinque per squadra. Il punteggio massimo raggiungibile da ciascuna squadra è pari a 50 punti per gara. I droni delle due squadre dovranno essere sempre pronti al volo per compiere la propria missione.
I lettori (in particolare, i gestori di poligoni di tiro) che volessero contribuire a sviluppare questo nascente sport possono contattare:

• Dott. Carlo Giunta carlo_giunta@libero.it per informazioni logistico/manageriali
• Prof. Filippo Scaglione filios@tiscali.it per informazioni sulla tecnologia dei droni auto costruiti

[Testo a cura del Prof. Filippo Scaglione - Foto di Marco Bella e dello studente Claudio Lombardo]