Droni, la Liguria conferma il divieto di fotografare e filmare i nidi dell'avifauna selvatica
A seguito delle preoccupazioni espresse dalla delegazione di Genova della Lipu, il Vice Presidente della regione Liguria, Alessandro Piana, ha confermato che "è vietato e dannoso l’uso indiscriminato di riprese video-fotografiche dei nidi dell’avifauna selvatica" effettuate con qualsiasi mezzo e quindi anche con i droni.
Infatti, la Lipu recentemente ha espresso una “crescente preoccupazione alla diffusione sempre più rapida dei droni usati per riprese anche in campo naturalistico, dove alcune specie di uccelli sono a più alto rischio di disturbi con danni per le nidificazioni, siano esse covate o nidiate; con l’evoluzione della tecnologia, nuovi sono anche i rischi connessi ai disturbi che questi apparati di pilotaggio possono determinare a causa di sorvoli prolungati, ripetuti e ravvicinati”.
In risposta, il Vice Presidente della Liguria, Alessando Piana, ha ribadito "la volontà della Regione Liguria di tutelare i nidi degli uccelli selvatici in generale e, nello specifico, nelle fasi di cova e della dipendenza dei nuovi nati dai genitori, ricordando il ruolo autorizzativo di Regione Liguria e impegnandoci a far rispettare pienamente le disposizioni normative vigenti ."
Il riferimento legale che vieta tali attività è nell'art.10 della legge regionale n.29/1994, emanata quando i droni per come li conosciamo oggi ancora non esistevano.
Un provvedimento che riguarda nello specifico la ripresa video-fotografica e che come detto interessa anche i droni impegnati in questa attività anche se a dire il vero un drone disturberebbe l'avifauana anche volando nella vicinanze dei nidi senza registrare video o scattare foto. Quindi, operazioni da evitare in ogni caso a meno di non aver ottenuto specifica autorizzazione.
"La Regione continua ad essere parte attiva di informazione sui possibili rischi e danni per l’avifauna pubblicizzando le leggi e gli obblighi vigenti per tutti, inclusi i possessori di patentino di droni, monitorando la situazione e la completa rispondenza del quadro normativo" ha precisato Alessandro Piana.
[Photo by Jose Ruales]
Quindi se il nido si trova in una zona bianca, dove la cartografia aeronautica mi consente di volare senza limite alcuno se non quello dei 120 m imposto dal Regolamento Europeo, una legge regionale dice che non posso volare. Un atto contrario al Regolamento Europeo, impossibile da determinare a priori come invece il Regolamento impone, e legge contraria a quanto anche ENAC stessa ha più volte stabilito, ovvero che lo spazio aereo non può essere di competenza delle Amministrazioni locali.
RispondiEliminaNelle varie Circolari della serie ATM in nessun punto è scritto che Regioni e Comuni posso porre divieti (ed ENAC lo ricordò qualche tempo fa), come invece possono fare Parchi Naturali, Prefetture, Questure, Enti Militari, Ministero dei Trasporti, Dipartimento di Giustizia per le carceri.
Io che sono sempre stato uno strenuo difensore dell'applicazione della legge 394/1991 dico però che c'è un limite alla discrezionalità del divieto di volo. Rispettare la casa degli animali sempre e comunque ma adesso per volare bisogna anche essere ornitologi e avere contezza delle specie selvatiche della Liguria?
Spero che ASSORPAS interroghi ENAC su questa cosa.
La legge regionale non dice che non puoi sorvolare o che non puoi circolare nei pressi con auto, a piedi etc. Dice che è vietato fare riprese/scattare foto dei nidi degli ucelli selvatici indicati in un elenco. E' una legge generica nata quando i droni per come li come conosciamo oggi ancora non esistevano.
EliminaCiao Danilo. Esattamente come per i parchi, specialmente quelli percorsi da strade aperte al traffico, statali incluse, lascia perplessa l'isteria per il drone in volo (drone da quanche etto di peso, motori di potenza irrisoria, rumore circoscritto a brevi distanze), e non essere preoccupati del rumore provocato da "bande" di motociclisti, e da quello (insieme alle inevitabili vibrazioni) che un TIR in salita ovviamente causa. Rumori che coprono distanze ben maggiori e che arrivano alla fauna, anche se è sopra gli alberi. La legge è nata prima, va bene, ma non per questo è detto che abbia senso applicarla ai droni in questo modo. Nelle vicinanze di un area denominata faunistica possono esserci nidi di volatili come è possibile che si tratti di specie protette. A farla breve, come si fa a volare senza correre il rischio di contestazioni? Se si accetta un'interpretazione così ampia, qualsiasi zona in cui possa nidificare una specie protetta è non volabile, al limite perfino l'intero territorio nazionale. Se si continua su questa falsariga, dove per una ragione o per l'altra l'ente locale pone limiti in "autonomia" alle regole ENAC, non pensi che il settore droni arriverà a non avere prospettive?
EliminaCiao hai ragione sui droni c'è un sorta di isteria anche se non hanno mai provocato incidenti mortali in terra e neppure in aria. In questo caso comunque si tratta di evitare di volare ma soprattutto stazionare volutamente vicino ai nidi durante le fasi di cova e della crescita dei nuovi nati per evitare di dare fastidico. Un passaggio invololontario non comporta nulla.
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EliminaCiao Danilo, siamo tutti d'accordo con te riguardo il modo d'interpretare la norma, ma il problema è che dovrebbero esserlo anche le guardie forestali e quei personaggi animati da fanatismo faunistico. A meno di aver già individuato un nido, è difficile stabilire se un drone sia in hoovering per scattare una foto al panorama, o ad un nido. Dal mio punto di vista, il fatto grave è che con divieti così "interpretabili" tutto diventa soggettivo. Sia l'art. 10 (nessuna distanza minima indicata o tempi) che la precisazione (di nuovo senza distanze e tempi), finiscono per istigare una generica caccia al drone ed al pilota, ovunque. Già vedo il zelante protettore della fauna raggiungere il pilota e minacciarlo, mentre il drone è in volo. Mi pare inconcepibile che sia sempre tutto così indefinito e suscettibile di interpretazione, con una miriade di istituzioni che stabiliscono le regole a loro discrezione. Se la circolazione stradale fosse regolata in questo modo, sarebbe la catastrofe. In altre parole, se la zona è da proteggere, allora la si protegga e basta, con un divieto di volo, chiedendo la restrizione ad ENAC. Se invece non lo è, allora ci si limiti ad invitare a comportamenti rispettosi e ragionevoli.
EliminaHai ragione Danilo, non si parla di divieto di volo ma solo di scatto. Quindi se alzo il drone vicino a un nido, ma ho la fotocamera rivolta dall'altra parte per il paesaggio, posso farlo... Quindi il concetto qual'è? Disturbo o non disturbo?
EliminaAlessandro Piana parla specificamente di droni, ma come noti tu, il drone disturba anche semplicemente volando. Ma siccome nessuno vola in mezzo ai boschi tanto per fare, ma solo per fotografare, la discriminante è solo dov'è rivolta la camera?
In questo sono d'accordo con Maurizio. Il 20% del territorio nazionale è protetto da parchi naturali sui quali è applicato il divieto di sorvolo a bassa quota legge 394/1991 se l'Ente parco lo specifica nel suo Regolamento (come dice D-Flight); poi abbiamo le ATM-03 che ci aiutano a capire un po' meglio. Se la LIPU conosce già le aree dove nidificano questi uccelli selvatici (io da normale cittadino non posso saperlo), una bella ATM-03 e passa la paura e l'isteria.
Ciao Simone, per come la vedo io: la Lipu ha espresso preoccupazione per i droni in vicinanza dei nidi. Il vice presidente della regione in sostanza ha dichiarato che esiste già una legge regionale che protegge i nidi dell'avifauna dai disturbi arrecati dalle attività delle riprese video-fotografiche. Che poi la legge tecnicamente si applica ai droni nell'atto di fare riprese / scattare foto mentre non si applica se il drone non ha la telecamera etc. è conseguenza del fatto che questa legge è nata quando i droni per come li conosciamo oggi ancora non esistevano.
EliminaA mio parere va bene così, basta non arrecare volutamente disturbo ai nidi con i droni avvinandosi a pochi metri. Se richiedessimo leggi ad hoc e l'istituzione di aree interdette allora veramente l'Italia sarebbe non volabile. I nidi possono essere praticamente ovunque
EliminaCiao Danilo, mi auguro che forestali e fanatici della natura la pensino come te, ma non ci scommetterei. A mio parere, quel "pochi metri" che hai usato è un concetto importante, che andava ben precisato da parte della Lipu e della regione. Quanti sono i "pochi metri"? Forse 10? Oppure 50? Forse 100? Magari 200? I divieti generici che lasciano all'interpretazione del singolo cosa s'intenda effettivamente proibire (letteralmente ci si rivolge solo a chi fotografa la fauna) finiscono inevitabilmente per creare dubbi e "casi".
EliminaLo so Maurizio, come la stragrande maggioranza delle leggi italiane si è soggetti all'interpretabilità . Ma questa interpretabilità può anche essere a favore di chi viene ingiustamente accusato. Infatti, se non risultano riprese ravvicinate del nido registrate dal drone il fatto non sussiste...
EliminaSì Danilo, ma trovarsi a dover eventualmente coinvolgere un legale per far valere i propri diritti sono noie, e costi. Basti pensare che soltanto una lettera scritta dall'avvocato costa all'incirca come un mini2. Alla fine della fiera, imbattendosi in un'autorità che può sanzionare, quella procederà secondo la sua interpretazione di quella vaga norma comunale, regionale, o del parco. Proprio conoscendo come vanno le cose in Italia, è lecito pensare che alcuni desisteranno ed il settore ne sarà danneggiato. Grazie e ciao.
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