A quasi quattro mesi dall'entrata in vigore del regolamento ENAC sui mezzi aerei a pilotaggio remoto, la parte del settore relativa agli operatori di SAPR è in continuo fermento e subbuglio. Per spiegare meglio la situazione è necessario fare qualche passo indietro. Nelle settimane a ridosso dell'emanazione della normativa, quasi tutta la filiera degli utilizzatori dei cosiddetti droni era solidale, unita nello schierarsi contro l' Ente Nazionale di Aviazione Civile, reo di aver emanato un regolamento difficile, a tratti incomprensibile. Regole a cui era impossibile adempiere e che, di conseguenza, costringevano tutti a terra vanificando in alcuni casi investimenti di decine di migliaia di euro. Denaro speso negli anni precedenti in APR ed attrezzature per essere in grado di effettuare in modo professionale riprese aeree e rilevamenti dall'alto in genere.
CIO' CHE NON E' VIETATO E' PERMESSO
Negli anni scorsi era opinione diffusa che, non esistendo un regolamento che normava i velivoli pilotati in remoto, i multirotori potevano essere condotti liberamente. Anche per questo motivo, nacquero le prime aziende di servizi in riprese aeree che facevano uso di tali mezzi. Dal canto suo, l' ENAC ha sempre ribadito, anche recentemente per voce dei suoi dirigenti, che per svolgere lavoro aereo si doveva disporre comunque delle opportune autorizzazioni aeronautiche, le stesse richieste ai velivoli tradizionali impegnati a svolgere la medesima attività. Secondo l' Ente, effettuare riprese aeree a scopo di lucro utilizzando qualsiasi velivolo a pilotaggio remoto classifica ( e classificava ) l'attività come lavoro aereo, con tutte le conseguenze del caso.
NON SI CHIAMAVANO DRONI - UNA NICCHIA CHE NON DAVA FASTIDIO
Tuttavia, elementi quali: il costo di una tecnologia appena nata non alla portata di tutti, la necessità di un'adeguata preparazione per allestire e pilotare mezzi che all'epoca non avevano tutte le funzioni di ausilio al volo di cui può disporre oggi il pilota, l'assenza di rivenditori e assemblatori sul territorio, costituivano un efficace barriera d'accesso che limitava fortemente il numero di APR operativi in circolazione e che, in qualche modo, qualificava l'operatore. Di conseguenza, nella maggioranza dei casi, l'operatore era preparato e diligente, evitava situazioni a rischio e contattava le autorità locali per informare sull'attività aerea che intendeva svolgere. Pertanto, non esisteva una "questione sui droni", anche perchè allora si chiamavano semplicemente quadricotteri, esacotteri, ottocotteri, multicotteri, multirotori e l' ENAC non si interessava a questa piccola nicchia, se non in modo limitato. A dire il vero, alcuni operatori si ponevano il problema dell'assenza di una regolamentazione ma, come detto, la maggioranza era convinta che l'attività con i droni si potesse svolgere tranquillamente, non essendo espressamente vietata.
2012 ARRIVANO I PRIMI PRODOTTI PRONTI AL VOLO - INIZIA LA DIFFUSIONE DI MASSA
A Novembre 2012, l'azienda cinese DJI Innovations immette sul mercato il Phantom, il primo quadricottero prodotto su scala industriale venduto pronto al volo, caratterizzato da dimensioni ridotte e da un estrema facilità d'uso. Da questo momento in poi, praticamente chiunque può volare già pochi minuti dopo l'acquisto e l'apertura della scatola del quadricottero DJI. Una vera rivoluzione, che ha portato l'azienda cinese a diventare leader mondiale del settore anche per merito delle decine di migliaia di Phantom venduti. Complice di questo successo, la disponibilità per il Phantom dei gimbal direct drive per la stabilizzazione dell'action cam più famosa del mondo, la GoPro 3. L'unione dei tre componenti permette di compiere riprese aeree di qualità più che sufficiente per la maggioranza dei videomaker, sia amatoriali che semi-professionisti e, in alcune circostanze operative, anche dei professionisti.
FINE 2012 ENAC SI ACCORGE DEL FENOMENO DRONI
Per tutto il 2012 nei cieli Italiani si era assistito ad una crescita notevole della presenza di multirotori, tanto che alcuni esemplari in volo furono scambiati per UFO da una popolazione perlopiù ignara dell'esistenza di questi mezzi. Ancora una volta, una crescita per merito ( o per colpa a seconda dei punti di vista ) della DJI Innovations che, prima con l'autopilota Wookong M e poi con il Naza M, aveva letteralmente sbaragliato la tedesca MikroKopter che fino a quel momento era leader del mercato professionale e semiprofessionale. Di pari passo era cresciuto il clamore mediatico ( è in questo periodo che i multirotori iniziano ad essere chiamati droni dai media ) ed era proporzionalmente aumentato il numero dei video dei voli, tra cui molti azzardati, pubblicati e condivisi sulle piattaforme come Youtube. Nel corso dell'anno, l' ENAC si accorse di questo fenomeno crescente, lo giudicò incontrollato, pericoloso per la sicurezza aerea e per le persone a terra. Di conseguenza, a pochi giorni dalla fine dell'anno, emanò la bozza di regolamento sui mezzi aerei a pilotaggio remoto. Venne concesso un anno di tempo per discuterne i punti prima che fosse redatta la versione definitiva.
2014 ENTRA IN VIGORE IL REGOLAMENTO - OPERATORI NEL PANICO
Il 30 Aprile 2014, in Italia, entra in vigore il primo regolamento per i mezzi aerei a pilotaggio remoto che ha l'obiettivo di disciplinarne l'utilizzo e di tenere sotto controllo il rischio. La quasi totalità degli operatori pre-esistenti e degli aspiranti nuovi operatori che vedono nei droni una possibilità di lavoro, entra nel panico. Il regolamento è ostico: " impossibile essere aderenti, per continuare a lavorare bisognerà buttare via tutto e acquistare APR certificati dal costo di decine di migliaia di euro " è il sentore più diffuso. E' in questo periodo che nascono movimenti, coalizioni, associazioni tra gli utilizzatori dei mezzi aerei a pilotaggio remoto. Dal professionista, che utilizza APR professionali, al videomaker part-time che usa il Phantom, compresi gli hobbysti che non disdegnano di fare qualche ripresa aerea. Tutti uniti contro un unico nemico, l' ENAC.
ENAC SI PRODIGA A DIVULGARE IL REGOLAMENTO IN UN CLIMA OSTILE
Nonostante un clima ostile generalizzato, dettato anche dal fatto che effettivamente il regolamento è scritto in gergo aeronautico e lascia in sospeso molti punti, ( alcuni dei quali poi colmati e chiariti con la circolare e le linee guida ), l'ENAC organizza vari workshop e, tramite i suoi dirigenti, partecipa ad eventi per cercare di spiegare il regolamento e a rispondere alle domande sempre più numerose e pressanti. Come avvenuto in occasione del question time al Roma Drone Expo&Show ( il cui video è visibile integralmente qua ) dove non sono mancate ostilità e contestazioni, soprattutto sul fatto che leggendo il regolamento non si riusciva a capire cosa bisognava fare per diventare operatori riconosciuti / autorizzati.
UN PRIMO PICCOLO GRUPPO STUDIA REGOLAMENTO E CIRCOLARI E OTTIENE IL RICONOSCIMENTO COME OPERATORE
Agli inizi di Giugno l' ENAC organizza due workshop nella propria sede di Roma dove illustra in modo dettagliato le procedure per avviare la fase sperimentale e come richiedere il riconoscimento / autorizzazione per le operazioni specializzate non critiche / critiche. Un primo gruppo di persone mette a frutto l'impegno nello studio di regolamenti, circolari e workshop e ottiene la possibilità di effettuare la sperimentazione e, successivamente, il riconoscimento ENAC come operatore per le operazioni non critiche. Un esempio seguito poco dopo da molti altri. Ad oggi, sono una decina gli operatori riconosciuti per le operazioni non critiche ed una settantina le sperimentazioni autorizzate.
TUTTI CONTRO TUTTI - I LITIGI TRA OPERATORI RICONOSCIUITI, ASPIRANTI RICONOSCIUTI E UTILIZZATORI GENERICI
Con i primi riconoscimenti, l'iniziale gruppo ostile verso il regolamento si è spaccato, una parte ha capito come poter adempiere e ha completato il percorso, un' altra parte lo sta percorrendo seguendo le orme dei primi. Tuttavia, un ulteriore parte che rappresenta la maggioranza del gruppo originario ha ancora un atteggiamento ostile, contesta la normativa, si rifiuta di studiare e approfondire il regolamento, si affida con speranza al futuro regolamento europeo ( ignorando che le future regole europee saranno più o meno in linea con quelle ENAC e della francese DGAC ) e ventila ricorsi segnalando improbabili incostituzionalità. Esiste poi una massa di persone molto più ampia, alimentata continuamente dalla presenza sul mercato dei droni pronti al volo, che non si interessa minimamente della presenza del regolamento e opera come se niente fosse, senza limiti. Vola in zone congestionate, ad altezze di centinaia di metri, in vicinanza di aeroporti etc. forte della convinzione che non essendoci sanzioni si rischia poco. E' in questo contesto complessivo che nelle ultime settimane si stanno moltiplicando le discussioni e i litigi tra gli utilizzatori degli APR. Nei forum di settore e nei gruppi presenti sui social si legge di: - Operatori riconosciuti per le operazioni non critiche che minacciano di segnalare i video postati in rete di voli palesemente irregolari perchè svolti da soggetti non riconosciuti ENAC
- Professionisti di lungo corso che non riescono ( o non vogliono ) ad essere autorizzati per le operazioni critiche che minacciano segnalazioni verso gli operatori non critici perchè a detta loro volano in zone critiche ( e in questo caso spesso c'e' l'errore di presumere da un video il livello di rischio delle operazioni. Infatti, il regolamento parla di operazioni e non di zone. Ne consegue che un operazione può essere considerata non critica anche se svolta in quella che viene considerata dal giudicante zona critica. Ma devono esserci determinati requisiti da rispettare affinchè questo possa diventare possibile )
- Aspiranti operatori che stanno alla finestra in attesa di essere riconosciuti / autorizzati e che vedendosi superati dalla massa che ignora il regolamento e vola dove gli pare, fanno il diavolo a quattro scatenando flame
- Soggetti non in regola con l' ENAC ma in regola con il fisco, che fatturano regolarmente e che fanno la guerra a chi effettua prestazioni in nero perchè offre prezzi ribassati e compie una concorrenza sleale.
Una delle cause principali di queste lotte, tra quelli che fino all'anno scorso si consideravano colleghi, è certamente il fatto che non è ancora chiaro se vi siano o meno sanzioni per il non rispetto del regolamento e, nel caso vi fossero, del fatto che non vengono applicate. L'assenza / non applicazione di sanzioni incentiva il non rispetto delle regole, l'abusivismo, l'emulazione e non permette al settore di crescere in modo sano ed equilibrato. Chi di dovere dovrebbe riflettere molto su questo punto e porre in essere le opportune azioni correttive, prima che sia troppo tardi. In caso contrario si rischia una crescita malata e distorta di un settore innovativo ricco di possibilità lavorative e di sviluppo
[Photo credit: dispatch.com ]
COMMENTI