Peste Suina in Italia, arrivano i droni per la ricerca delle carcasse dei cinghiali
Nella giornata del 6 gennaio 2022, l’Istituto Zooprofilattico dell’Umbria e delle Marche, Centro di referenza nazionale per le malattie da pestivirus, ha confermato la presenza del virus della peste suina africana (PSA) in un campione ottenuto da un cinghiale morto a Ovada, in provincia di Alessandria.
E' stata redatta una mappa di area di contagio PSA con una zona cuscinetto di 5/10 km. Le norme interdicono l'attività venatoria all'interno dell'area e le ulteriori attività come il trekking, sport outdoor, mountain bike e ricerca funghi e tartufi etc.
I principali vettori di diffusione del virus della peste suina sono gli animali in fase di vita terminale e le carcasse. In particolare queste ultime fungono da serbatoio dissipatore per il virus sia in forma diretta per contatto che per forma indiretta tramite la predazione di altri animali. La PSA colpisce suini e cinghiali e non è trasmissibile agli esseri umani che però possono contribuire a diffonderla con gli spostamenti in quanto il virus è molto resistente e può attaccarsi alla suola delle scarpe, gomme delle biciclette etc.
Il gruppo facebook zampe libere, che si occupa di fauna selvatica e che ha una radicata e capillare impronta conoscitiva del territorio interessato dalla PSA, ha organizzato missioni di ricerca carcasse operando droni del peso inferiore a 250 grammi che sono particolarmente agevolati dalle normative UAS (guarda il video con le regole da seguire) ed hanno un basso impatto sonoro.
Le operazioni saranno condotte in via esclusiva con decollo dalla sede stradale asfaltata negli hot spot di conoscenza di maggiore concentrazione degli esemplari di Sus scrofa e nel rispetto delle zone geografiche UAS.
L'esperienza acquisita dal gruppo Zampe Libere negli anni ha permesso l'individuazione delle altezze volo di non disturbo delle varie specie di animali. Per i cinghiali risultano in 30/65 m rispetto al suolo. Droni come il DJI Mavic Mini, Mini SE e Mini 2, Zino Mini Pro, Fimi X8 Mini possono stazionare in hovering a tali quote senza che l'animale ne risenta in nessun modo.
Inoltre, i più recenti droni arrivati sul mercato come il DJI Mavic 3 e l'Autel EVO Nano+ (< 250) dotati di elevata capacità di zoom, possono aiutare ulteriormente ad individuare le carcasse degli animali a distanza, anche restando all'esterno di un'eventuale no fly zone (guarda l'esempio del Mavic 3 sull'isola Gallinara).
La mappa dell'area infetta è stata suddivisa dal gruppo Zampe Libere in settori/griglie e le missioni saranno multiple. Nel caso venga intercettata una carcassa bersaglio si provvederà ad acquisire i dati GPS on board e le immagini georeferenziate per l'invio diretto al Corpo dei Carabinieri Forestali.
Si tratta di una iniziativa di privati cittadini possessori di droni che intendono collaborare alle ricerche sul campo poichè in possesso di specifiche conoscenze faunistiche e di pilotaggio nel rispetto del regolamento UAS e dell'ordinanza congiunta sulla PSA. Per ulteriori informazioni scrivere a: ugodecresi @ gmail . com
Centra poco con il tuo articolo, però ieri mi sono trovato in una zona di campagna con dei cavalli in un recinto che si sporgevano per prendere da mangiare dalle nostre mani e anche un pò di coccole, quando ho deciso di far decollare il mini 2 per riprendere i cavalli e la mia famiglia....i cavalli sono scappati via impazziti...ho così capito perchè le norme vietano il volo nelle zone faunistiche protette... :(
RispondiEliminaCiao, il tuo commento è inerente per il discorso delle distanze e altezze minime da mantenere per non disturbare gli animali a seconda del drone impiegato. Come riportato nell'articolo da Zampe Libere. Anche io ho avuto l'occasione di incontrare degli animali mentre stavo facendo volare un drone. In questo video il mio volo in vicinanza di alcuni Daini mantenendo una distanza tale che quasi non si sono accorti del drone, sicuramente non sono stati disturbati. https://youtu.be/nRhitVCGS6M
EliminaSe fai decollare il drone a breve distanza, è ragionevolmente probabile che la fauna possa spaventarsi per l'improvviso grande rumore, ragion per cui, ciò non va fatto. Il rumore sonoro, però, si attenua rapidamente all'aumentare della distanza. Quindi, decollando a distanza dalla fauna (umani inclusi) e mantenendo una ragionevole separazione durante il volo, non ho mai riscontato (5 anni) reazioni particolari da parte della fauna (al più si sono girati un momento, per poi riprendere le loro "attività "). Tra la fauna, bovidi e cavalli allo stato brado.
EliminaSull'argomento rumore / disturbo dei droni aggiungo che dipende anche dalla specie animale. Ugo De Cresi mi ha riferito che "in Romania ed alcuni paesi dell'est utilizzano droni pesanti ma maneggevoli per condurre le mandrie. No hanno paura ma timore reverenziale e seguono il drone (talvolta vecchi phantom) come fossero cani.
RispondiEliminaPer i cavalli c'è una questione semplicissima.
Hanno un udito finissimo ed abituano il loro apparato vestibolare alle situazioni volta per volta.
Possono tollerare a pochi cm un trattore oppure scappare per una radiolina."
Durante le loro attività hanno avuto contezza di droni vicini ai cavalli che non hanno arrecato disturbo, compresi i cavalli selvaggi della val d'aveto.
Ciao Danilo. Il muscolo stapedio ed il tensore del timpano regolano la sensibilità uditiva, ma è diverso se devono intervenire in modo brusco, o progressivo. Un improvviso e forte aumento della pressione acustica, facilmente potrà determinare una reazione di paura (capita anche agli umani, no?!), mentre un rumore leggero ed il cui aumento è progressivo, difficilmente provoca reazioni di spavento.
EliminaSempre a proposito di rumore è stato dimostrato che un drone disturba un orso in letargo. Esiste un articolo scientifico a tal proposito che ha monitorato l'andamento cardiaco di un orso in letargo vedendolo aumentare all'avvicinarsi di un rumore come quello del drone...
EliminaD'altronde, se dà fastidio ad un umano, perché non dovrebbe a un animale che non sa nemmeno riconoscerlo?