Analizzando quanto è accaduto negli ultimi giorni dal punto di vista delle autorizzazioni ENAC per svolgere lavoro aereo con gli APR si evince che si sta assistendo alla nuova tendenza dei droni vincolati da un cavo. In verità non è una novità assoluta, fin da questa estate alcuni dei primi soggetti che hanno compiuto il percorso del riconoscimento per le operazioni non critiche avevano utilizzato il cavo per effettuare la sperimentazione iniziale bypassando in questo modo la necessità di richiedere un notam per segregare lo spazio aereo e/o di un utilizzare un dispositivo per la terminazione del volo. Un escamotage per semplificarsi la vita, che ha subito trovato molti altri emulatori, creando una sorta di vera e propria moda per fare la sperimentazione.
Il cavo infatti non è un diktat dell ENAC, come a prima vista potrebbe sembrare, ma un modo proposto dall'operatore per garantire all'ente che in caso di malfunzionamento l'APR non si allontani per i fatti suoi invadendo lo spazio aereo controllato oppure dirigendosi nelle zone critiche, industriali e/o popolate.
Per risolvere questi problemi, qualora non si disponga di un APR certificato per le operazioni critiche ( attualmente inesistente ), la stessa ENAC tramite regolamento e circolari suggerisce l'impiego di un pulsante radiocomandato che una volta premuto faccia immediatamente precipitare l'APR: il dispositivo di terminazione del volo.
Questo dispositivo è associato ad un'area aggiuntiva di sicurezza, BUFFER, designata come cuscinetto tra l'area delle operazioni e le aree a criticità più elevata per dare ulteriore spazio all' APR e possibilità di precipitare nella zona "giusta" . Ovvero, la sicurezza che in caso di malfunzionamento sommato ai tempi di reazione dell'operatore nell'abortire il volo, l' APR non riesca a superare l'area di buffer. Per questo motivo l' area di Buffer è più o meno stretta a seconda delle caratteristiche del sistema. Il terminatore serve anche per assicurare che l' APR, impazzito, non raggiunga altezze pericolose per il traffico aereo, una sorta di cavo virtuale.
Un cavo virtuale, il terminatore, che è stato utilizzato per la sperimentazione effettuata dalle aziende con un determinato know how tecnologico, al posto di proporre il cavo, e poi adottato per effettuare le operazioni specializzate non critiche e parzialmente critiche.
Il terminatore del volo, l'area di buffer, l'eventuale presenza di un paracadute sono stati i sistemi di questi ultimi mesi per mitigare il rischio delle operazioni e far diventare non critica un operazione che presenta criticità dal punto di vista di fare male alle persone e di creare eventi catastrofici. Un concetto espresso più volte anche dall' Ing. Cifaldi in varie occasioni nei numerosi incontri divulgativi che lo vede continuamente impegnato, tra cui anche a noi rispondendo a questa domanda
E su questa strada tecnologica di mitigazione del rischio per abbassare la criticità delle operazioni si stava e si sta proseguendo puntando ad esempio all'uso del paracadute abbinato a terminatore ed elettronica ridondata, come accade sui grossi quadricotteri della Italdron, o su paracadute balistico ad apertura rapida installato su quadricotteri leggeri con terminatore, come nel caso del progetto che sta seguendo l' Ing. Andrea Torri: il SafePhantom della FlyingEye.
Ma c'è anche chi ha puntato sullo sviluppo di un APR vincolato professionale per gli usi civili, derivato da applicazioni militari: la Ermes Technologies - Eurolink System con il COBRA ,presentato a Dronitaly, che si differenzia notevolemente rispetto agli APR normali legati con un semplice cavo multifibra di cui stiamo parlando.
Nel caso del semplice cavo si sta assistendo ad un passo indietro, piuttosto che proseguire nella ricerca e nell'evoluzione tecnologica alcuni operatori stanno ritornando a scegliere la strada del drone vincolato per essere autorizzati nelle operazioni critiche.
L'episodio che ha aperto la via all'uso del cavo per svolgere le operazioni critiche è avvenuto al primo appuntamento del Roma Drone Conference, l' 8 Ottobre scorso, quando Italdron e FlyTop per riuscire ad ottenere l'autorizzazione dall' ENAC a volare in una zona considerata critica per la presenza dell' aeroporto, sono ricorsi al cavo ottenendo la luce verde. Stessa strada scelta circa un mese dopo dalla Luxurymedia s.r.l. ( FlyCam ) che è ricorsa al cavo per farsi autorizzare due operazioni considerate critiche, sempre a Roma.
A fine Novembre Aermatica taglia il cavo e riesce a farsi autorizzare 5 operazioni critiche per riprendere la parte esterna dello stadio di San Siro, immagini trasmesse da Sky per il derby Milan Inter. Per ottenere il permesso Aermatica ha impiegato un Anteos Mini e ha scelto di garantire la sicurezza limitando l'autonomia utilizzando una batteria da 2 minuti a volo e di contenere la velocità massima di traslazione a 0.5 m/s con altezza massima di 30 metri e con area delle operazioni sgombra da persone per un raggio di 80 metri.
E' notizia di questi giorni dell'autorizzazione per svolgere operazioni critiche al MotorShow ottenuta dalla Dron-emotions vincolando un Phantom 2, e dell'autorizzazione, della durata di 6 mesi e sempre per operazioni critiche, ottenuta dalla Aibotix Italia vincolando con un cavo il suo APR X6.
I motivi di questo passo indietro risiedono sostanzialmente in due fattori: la necessità degli operatori di poter comunque lavorare anche negli scenari più critici e la complessità delle norme e dei requisiti di sicurezza richiesti dall' ENAC quando si tratta di volare in vicinanza delle persone. Se aziende del calibro di Aibotix hanno scelto la strada del cavo, le difficoltà insite nella normativa ENAC per realizzare un APR idoneo alle operazioni critiche sono evidenti e richiedono molto più tempo del previsto con relativi onerosi investimenti.
Il cavo presenta svantaggi tra cui due principali per come è usato attualmente con i normali APR: forte limitazione dei movimenti del mezzo che rende quasi inservibili le riprese aeree di eventi, con la necessità di porre molta attenzione a non far impigliare il cavo da qualche parte, e il fatto che una volta validato il cavo praticamente qualsiasi mezzo può essere utilizzato rendendo inutili terminatore, ridondanza elettronica e altri dispositivi.
Quest'ultimo sembra un vantaggio perchè oggi consente all'operatore di lavorare, ma in realtà non lo è per un semplice motivo: invece di progredire nell'evoluzione tecnologica e nella contrattazione con l' ENAC per trovare nuove soluzioni e condizioni, si regredisce potendo utilizzare anche semplici autopilota da poche decine di euro con funzioni di volo basiche e magari con motori e componenti scarsi, tanto ci pensa il cavo a garantire la sicurezza assoluta.
Per questo motivo non si capisce come mai un drone vincolato da un cavo, con l'area delle operazioni che deve esssere sgombra da persone, debba essere pilotato da un soggetto che ha ottenuto l'abilitazione teorica e pratica al pilotaggio e passato la visita medica di classe 2. Se il cavo permette un downgrade sui requisiti tecnici dell' APR la stessa cosa deve avvenire anche sui requisiti del pilota, altrimenti non ha senso.
In conclusione, chi si arrende alla soluzione del cavo oltre a legare il drone lega il suo futuro in attesa che altri pensino a come risolvere il problema, a produrre macchine certificate per le operazioni critiche ( magari anche di piccole dimensioni e composti da materiale speciale ), a negoziare e pressare le autorità per ottenere condizioni più favorevoli di lavoro e a risolvere le assurdità come quella accaduta ieri al MotorShow.
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